
Giovedì 5 gennaio, giornata dedicata allo shopping per l’avvio ufficiale dei saldi invernali, la LAV lancia un appello ai consumatori affinché orientino i propri acquisti verso prodotti in saldo che siano fur-free.
E dal sito www.nonlosapevo.com da avvio all’azione di contestazione delle aziende che ancora si ostinano a commercializzare prodotti con pelliccia animale.
“Da domani ed entro i prossimi 60 giorni (tutta la durata del periodo dei saldi) chiediamo la partecipazione dei consumatori per fare diventare fur-free alcune aziende individuate dalla LAV. I consumatori devono semplicemente inviare i due appelli promossi dalla LAV ed astenersi dall’acquisto di prodotti in saldo che abbiano anche solamente un piccolo inserto in pelliccia”, dichiara Simone Pavesi, responsabile LAV campagne Pellicce.
Basta un semplice click:
Appello 1: Basta pellicce!
Appello 2: Senza dubbio Fur Free
La LAV ha identificato alcune aziende verso le quali indirizzare la contestazione, rappresentative di diverse fasce del mercato dell’abbigliamento (dalla grande distribuzione alle aziende moda), per dimostrare loro che la maggior parte dei consumatori non vuole più acquistare prodotti contenenti pelliccia animale.
I primi destinatari della protesta saranno: Fix Design, Piazza Italia, Geox, Replay e Max Mara Fashion Group(proprietaria dei marchi Max Mara, Max&Co., Maxsport, Marina Rinaldi, Marella, Pennyblack, Newpenny, Persona, Iblues).
Mentre a marchi che già si dichiarano fur-free, come Diesel, Benetton, Fiorucci, OVS Industry, Bennet, la LAV rivolge un diverso appello: quello di ufficializzare la loro importante e responsabile scelta con la gratuita adesione alloStandard Internazionale Fur-Free, promosso in Italia dalla LAV.
In attesa di conoscere i dati sulle vendite del 2011, accessori e capi con inserti in pelliccia hanno rappresentato nel 2010 il 19% del fatturato del consumo di pellicceria in Italia, il 25% se si aggiunge il fatturato ricavato dalla vendita anche di stole e poncho. Un quarto del fatturato dell’industria della pellicceria è quindi composto da prodotti prevalentemente a basso prezzo, il che significa che, convertiti in volumi di vendita, questi prodotti sono stati acquistati da un numero ben maggiore di consumatori rispetto a coloro che hanno acquistato le più costose pellicce corte (57% di fatturato 2010) e lunghe (18%). A parità di fatturato, infatti, il volume delle vendite di prodotti con inserti in pelliccia è nettamente superiore ai volumi d vendite di pellicce lunghe o corte.
Tuttavia, considerando che l’83% degli italiani è dichiaratamente contrario all’uccisione degli animali per la loro pelliccia, come conferma il Rapporto Italia 2011 dell’Eurispes, è evidente che laddove i consumatori avessero una maggiore possibilità di scelta si orienterebbero verso acquisti fur-free.
Per promuovere una moda senza pellicce, quindi, basta un click sul sito www.nonlosapevo.com , dove è anche possibile conoscere quali sono i brand disponibili in Italia e all’estero che già hanno adottato una politica fur-free.
“Questa pacifica forma di pressione, in cui i consumatori hanno la possibilità di essere protagonisti di un mercato più responsabile e sostenibile, si aggiunge alla nostra richiesta di IVA doppia (46%) per tutti i prodotti contenentianche una minima parte di pelliccia animale”, conclude Pavesi.
Guarda la gallery dell’orrore: allevamenti di volpi e visoni.
Per approfondimenti: Nuova campagna LAV www.nonlosapevo.com, Impatto delle pellicce sul benessere animale Rapporto “The welfare of animals kept for fur production” (Commissione UE, 2001), Impatto delle pellicce sull’ambiente Rapporto “The environmental impact of mink fur production” (LAV, 2011).
Fonte: http://www.lav.it/index.php?id=1456
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Credo sia necessario divulgare questo messaggio. Le pellicce sono assolutamente inutili, stanno meglio addosso ai legittimi proprietari che a noi; se proprio vogliamo le pellicce scegliamo quelle sintetiche.
Mangiare è una necessità, ma per l’abbigliamento possiamo optare per le fibre vegetale o sintetiche.
♥♦ Baci ♣♠
Sono d’accordo, specie con l’ultima affermazione che hai fatto! piazza italia lo conosco, mi ha stupito leggere che è sulla lista nera (come geox d’altronde)!!
E’ un errore comune pensare che solo l’alta moda usi la pelliccia, i marchi low cost scelgono pellami meno raffinati, spesso anche di cane, devo aggiungere altro? Bellissimo post 🙂
era ora che si facesse un pò di baccano su questa situazione,non ce la faccio più a vedere in giro tutte queste pellicce ,odio chi le vende ma pure chi le compra !io ho abbandonato la fix design che era la mia marca preferita perchè vedo che usa troppi inserti in pelliccia vera come pure la coconuda e invece apprezzo la denny rose perchè quest anno ha fatto tutti capi sintetici,insomma vi prego basta con questo massacro!!!vi odio
Ok fino all’ultima frase. Mangiare è una necessità, mangiare animali non lo è, dato che solo in Italia 10milioni di persone non mangiano carne e salvano la vita non solo agli animali da pelliccia.
Sì è vero. Mangiare pasta e legumi dovrebbe equivalere a mangiare la carne…ma vuoi mettere una bella bistecca contro i legumi tristi?